Città a lutto, bandiere a mezz’asta, invito del sindaco a un minuto di silenzio

Un invito ad unirsi al dolore della famiglia del bambnino morto dopo un’aggressione da parte di due cani ed un monito a riflettere. E’ il contenuto con il quale il sindaco di Eboloi, Mario Conte, ha firmato un manifesto con il quale dispine il lutto cittadino. «Il Sindaco, interpretando i sentimenti di profondo dolore e sconcerto dell’intera comunità di Eboli – recita il manifesto -, piange la tragica morte del piccolo Francesco Pio. Unendosi alla tremenda sofferenza dei suoi famigliari, invita i concittadini, i titolari di attività commerciali, le organizzazioni politiche, sociali e produttive, gli uffici pubblici e le istituzioni scolastiche ad osservare un minuto di silenzio durante la celebrazione delle esequie di Francesco Pio che si terranno presso la Parrocchia dei Santi Giuseppe e Fortunato, in località Aversana, alle ore 12 del 25 aprile». Poi Mario Conte si rivolge direttamente ai suoi concittadini, invitando tutti a comportamenti virtuosi. «Il sindaco – prosegue il manifesto di Conte – Chiede altresì all’intera comunità di riflettere su quanto accaduto e di porre sempre la massima attenzione, affinché eventi così tragici non abbiano a verificarsi mai più. Dispone per il lutto cittadino, l’esposizione delle bandiere a mezz’asta sugli edifici comunali, pubblici e scolastici». Inviti rivolti ad una città che già sta dimostrando tutto il suo dolore. (eu.ver.)

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Mons Bellandi: L’aborto è sempre un male, ok legge approvata in Senato

di Erika Noschese

«Per noi l’aborto è un male, sappiamo che molte donne lo soffrono ma ci dobbiamo preoccupare anzitutto di affermare la vita, ci dobbiamo preoccupare di creare le condizioni affinché l’aborto possa non essere effettuato perché è sempre un dramma tragico per le donne che lo subiscono ma un modo anche per responsabilizzare gli uomini». Lo ha dichiarato monsignor Andrea Bellandi, arcivescovo di Salerno in merito alla legge, approvato anche al Senato, che prevede la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori. «Tutte le iniziative rivolte a facilitare e far crescere una mentalità di vita noi le appoggiamo, poi sarà la politica a fare le sue scelte», ha aggiunto Monsignor Bellandi che si dice favorevole alla nuova legge. A inserire nel decreto sul Piano di ripresa e resilienza il tema delle norme sull’interruzione volontaria di gravidanza, regolata in Italia dalla legge 194 del 1978, è stato un emendamento del deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola. Approvato in commissione Bilancio alla Camera è finito, nonostante i tentativi di emendamenti soppressivi da parte dell’opposizione, nella legge licenziata da Montecitorio. Secondo l’emendamento le Regioni nell’organizzare i servizi dei consultori previsti dalla legge 194 – a cui le donne si rivolgono per poter ottenere il certificato medico con il quale accedere all’interruzione volontaria di gravidanza in ospedale –  possono “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Intanto, Alfonsina De Filippis, presidente dell’associazione “Unione Donne in Italia sezione di Cava de’ Tirreni” si dice fermamente contraria alla nuova legge: «C’era una volta un Paese civile, forse, pieno di problemi, ma ancora attento alla libertà e alla democrazia. Questo stesso Paese, alla vigilia del 25 aprile, attacca uno dei diritti fondamentali delle donne. Mentre l’Europa lavora per l’inserimento dell’interruzione di gravidanza tra i diritti fondamentali dell’Ue, il nostro caro, si fa per dire,  Governo ha deciso di inserire i pro-vita nei consultori, mortificando, ancora una volta, le donne e apportando variazioni alla 194 che appaiono gravissime e disumane – ha dichiarato la presidente – Secondo il Ministero, ogni anno in Italia si eseguono circa 60.000 interruzioni di gravidanza e oltre il 42% delle donne si rivolge ai consultori per poter ottenere la certificazione medica. Piuttosto che criminalizzare e stigmatizzare le donne, meglio sarebbe stato rimettere in piedi i consultori riportandoli a quella funzione di “luogo delle donne”, di servizio di base per la salute delle donne, dei bambini, delle coppie con attività di ascolto, accoglienza, cura e assistenza, stanziando risorse per il recupero di quelli già esistenti sul territorio e l’apertura di nuove sedi, garantendo così l’attuazione di quella legge (34/96, confermata con Decreto Ministeriale 77/22) che prevede un consultorio ogni ventimila abitanti (nelle zone rurali uno ogni 10.000)». L’associazione ricorda che «in questi ultimi anni sono state chiuse decine e decine di sedi, pochissime le risorse stanziate, quasi nulle le azioni di prevenzione ed educazione nelle scuole. In questa situazione gravissima, piuttosto che ricomporre i cocci, questo Governo consente a gruppi di dubbia formazione e competenza, di accedere a questi che, per anni, sono stati i luoghi delle donne, i luoghi dell’ascolto, della cura e del supporto. Altrettanto grave è la presenza di obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere, cosa che rende difficile ed impervio l’accesso all’interruzione di gravidanza per una donna. Pensiamo a quei nosocomi dove la percentuale di antiabortisti è del 100%, che scelta avrebbe una donna? Nessuna. A  nulla sono valse le recriminazioni e il dissenso di questi giorni e, cosa ignobile, nei dibattiti in tv sono stati invitati solo gli uomini a parlare dei bisogni delle donne! Nonostante la bocciatura dell’emendamento (a firma di Lorenzo Malagola – FdI)  da parte della Commissione europea che lo ha definito incompatibile con la governance del Pnrr,  il Governo Meloni ha ritenuto fosse cosa buona e giusta procedere, ferire e colpire tutte noi.  Questa è una questione politica e come tale deve essere affrontata. Quando all’indomani delle elezioni in tanti hanno esultato per la nomina di una donna  premier, in pochi hanno capito che la signora Meloni sarebbe diventata la peggiore nemica delle donne. Tutte noi dell’associazione “Unione Donne in Italia sezione di Cava de’ Tirreni”, insieme alle compagne U.D.I. Nazionale e a quelle di tutti i nodi del nostro Paese ci impegneremo e lotteremo in difesa della 194 e ci opporremo all’ingresso dei pro-vita nei consultori. Il diritto all’interruzione di gravidanza non si tocca, i diritti conquistati con anni di  lotta non possono essere snaturati. Il silenzio e l’accettazione passiva ci renderebbero complici e noi non vogliamo esserlo!».

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Pontecagnano, Mazza attacca Vecchione

La decisione del consigliere Marco Vecchione di lasciare Movimento Libero per aderire ad Azione e passare in maggioranza porta con sé diverse polemiche. Ad intervenire, puntando il dito contro il collega, Angelo Mazza, leader di Movimento Libero ed ex consigliere comunale: «Movimento Libero prende atto del “cambio di casacca” del consigliere Vecchione, che si è unito al partito Azione e al centrosinistra. La sua decisione di unirsi a un gruppo che professa ideali diversi da quelli sostenuti durante la campagna elettorale la dice lunga sul suo atteggiamento. Questo non è corretto né nei confronti di un gruppo solido e coerente da 10 anni, né verso l’intero corpo elettorale che ha riposto fiducia nel nostro programma, un programma che il consigliere Vecchione ha fortemente sostenuto durante tutta la campagna elettorale. Vecchione ha fatto prevalere l’individualismo, scegliendo di aderire a un programma che neanche un anno fa aveva altamente contestato – ha dichiarato Mazza – Questo lascia trasparire che per lui la lealtà sia un dettaglio; per noi, invece, è un valore essenziale e irrinunciabile. Nonostante ciò, Movimento Libero si impegna a rimanere saldo e in conformità con tutto quello costruito in questi 10 anni, restando fedeli agli impegni presi nei confronti dei nostri elettori. Il nostro obiettivo primario rimane quello di servire la collettività con trasparenza e integrità, onorando il mandato che ci è stato conferito. In questo spirito di servizio, Movimento Libero estende un invito al dialogo a tutte le forze politiche che desiderano collaborare per il bene comune. Siamo convinti che solo attraverso una strategia condivisa e un’azione unitaria possiamo affrontare le sfide del nostro tempo e migliorare il benessere della nostra comunità. Auguriamo al consigliere Vecchione un sincero in bocca al lupo in maggioranza, auspicando che in futuro possa dimostrare maggiore rispetto verso gli elettori, il programma e il gruppo umano con cui si sceglie di fare politica». All’indomani del consiglio comunale anche il consigliere Giuseppe Bisogno aveva detto la sua: «Sono dispiaciuto perché Mo vimento Libero, forza politica di oltre 1000 voti, resta orfana in consiglio comunale senza un suo rappresentate». L’adesione di Vecchione ad Azione era nell’aria già da tempo: «Oggi, dopo un’attenta riflessione, in un’ottica di piena chiarezza, ritengo necessario e stimolante intraprendere un nuovo percorso in un partito nazionale che tracci l’iniziativa in un’area politica ben definita fissando una visione chiara e lunga di città. Oggi ringrazio e saluto con profonda riconoscenza Movimento Libero e ufficializzo la mia adesione al partito di Azione dichiarando la nascita del gruppo consiliare», ha detto nel corso del suo intervento in consiglio comunale il neo consigliere di maggioranza chiarendo che il passaggio in maggioranza «non snatura il mio ruolo ed è lontana da tatticismi e posizioni indipendenti di comodo che avrebbero richiesto, senza dubbio, scelte più agevoli e non quella che, oggi, ho inteso affrontare anche a costo di far risultare, per qualcuno, la mia decisione forse impopolare». e.n

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Un 25 aprile dedicato a Giacomo Matteotti

Di Alessia Potecchi*

ll 25 aprile quest’anno lo celebreremo come sempre con quello spirito di valori e storia che proviene dal passato ma che è oggi più che mai attuale e luce nei nostri tempi difficili, ancora una volta il 25 aprile ci spinge a ricercare una memoria che sia il più possibile condivisa e patrimonio di tutti, nessuno escluso, proprio per la valenza storica e valoriale della celebrazione. E’ un 25 aprile che non può non avere una dedica particolare a Giacomo Matteotti a 100 anni dal suo barbaro assassinio. A lui sono dedicate le nostre parole. Proveniente da una famiglia benestante della campagne del Polesine, Matteotti non si disancorerà mai dall’humus della società contadina e dalle miseria delle famiglie che lavorano la terra e si prodigherà per fare tutto il possibile per migliorare le condizioni di vita delle classi più bisognose. Questo suo impegno lo porta giovanissimo ad iscriversi al Partito Socialista Italiano e proprio questa sua scelta gli attirerà anche diverse critiche dai compagni del suo stesso partito. A questo proposito c’è una testimonianza di Carlo Rosselli che sottolinea appunto come Matteotti fosse criticato per questo suo impegno a favore delle classi sociali più povere in quanto cozzava contro la situazione di agiatezza in cui era cresciuto e da cui proveniva la sua famiglia. Matteotti però dimostra nel migliore dei modi quanto i suoi propositi fossero sinceri partecipando e impegnandosi in prima persona con la gente della sua terra per superare la logica del profitto e per promuovere quel metodo cooperativo che avrebbe creato solidarietà tra i lavoratori e migliorato le loro condizioni di vita. Matteotti era un socialista riformista antimilitarista con una distanza abissale dai bolscevichi dai quali lo separava la diversa interpretazione della partecipazione popolare al processo di emancipazione delle masse; si oppone così strenuamente all’ingresso dell’Italia nel primo conflitto bellico pronunciando un discorso molto forte davanti al Consiglio provinciale di Rovigo e attirandosi anche le critiche e la lontananza dei dirigenti del suo stesso partito. Il giovane deputato socialista vive sentimenti di angoscia in un momento drammatico per il nostro paese a causa della grave crisi sociale e politica in cui si trova attanagliato e che lo sta portando ad aprire le porte al regime dittatoriale che comincia a manifestarsi e a cavalcare il malcontento dilagante, denuncia senza paura a gran voce questa situazione davanti all’incapacità dello stato liberale ma anche dello stesso PSI di far fronte alla grave crisi e di sanare una ferita che lacerava il nostro paese. Qui purtroppo c’è da sottolineare una prima battuta di arresto del movimento socialista che non è appunto in grado di organizzarsi per contrastare un momento difficile che colpiva soprattutto le classi più povere e più vicine allo stesso partito che però manca in quel frangente di capacità organizzativa perché profondamente diviso al proprio interno. Si arriva così al 1921 dove al congresso di Livorno il PSI subisce la prima scissione con la nascita del Partito Comunista d’Italia e poi ancora nel 1922 con la nascita del PSU di cui Matteotti diviene segretario. La stessa situazione di impotenza da parte dello stato liberale ma soprattutto dei partiti di opposizione si verifica nel giugno 1924 quando Matteotti alla Camera pronuncia il suo discorso accusatorio nei confronti delle modalità con cui si sono svolte qualche mese prima le elezioni politiche dopo l’emanazione della legge Acerbo e chiede l’invalidazione delle medesime. Viene rapito e ucciso il 10 giugno e il suo corpo verrà ritrovato soltanto qualche mese dopo fuori Roma. Anche qui l’opposizione, ma il Partito Socialista in particolare, non sanno cogliere l’occasione che gli si presenta per rovesciare da subito l’ormai quasi dittatura mussoliniana in un momento in cui Mussolini e il suo stesso regime si trovavano in estrema difficoltà dopo l’omicidio del deputato socialista che per le sue modalità aveva generato ansia, angoscia e reazione da parte dell’opinione pubblica.I partiti di opposizione, invece, compiono quella dubbiosa scelta aventiniana sperando forse in un improbabile intervento del Re che ovviamente non ci fu. Si perde dunque un’occasione per togliere subito di mezzo Mussolini e il suo seguito che invece hanno tutto il tempo per riorganizzarsi e per mettere a tacere il misfatto. I colpevoli vengono dati in pasto alla magistratura così come l’addetto stampa del regime Cesare Rossi e vengono processati nel 1925 a Chieti in un processo farsa e condannati a pene lievi. Si realizza così quello che Matteotti aveva previsto, il regime si rafforza e questa ennesima incapacità da parte delle opposizioni di intervenire in modo forte e risoluto apre le porte definitivamente alla ventennale dittatura che trascinerà il nostro paese nel baratro più profondo e nel secondo conflitto bellico. Il sacrificio di Matteotti ci guida in questo 25 aprile, un uomo che ha pagato con il bene più grande, quello della propria vita, la sua lotta e il suo impegno affinché il nostro paese non aprisse le porte ad una dittatura e ad un regime che avrebbe privato gli italiani della libertà e gli avrebbe trascinati verso una crisi ancora più profonda, che la sua vicenda e il suo ultimo atto siano di monito alla politica di oggi per operare per la promozioni di quei valori che sono sfociati dal suo sacrificio e che sono alla base della nostra Carta Costituzionale. Dipartimento Economia e Finanze PD

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